
Una prospettiva cupa per la mobilità tradizionale
Un dato eloquente su tutti: in Italia circolano 620 vetture ogni 1000 abitanti. In Francia e Spagna, i due Paesi culturalmente più simili, la cifra è di 500 e 480 rispettivamente. La situazione è critica soprattutto nelle grandi città e tocca in particolare i pendolari. Le conseguenze sono pesanti sia in termini economici sia di qualità della vita: ogni pendolare in media perde fra le 60 e le 90 ore nel traffico ogni anno, con un costo per la collettività di circa 5 miliardi di euro. “Un quadro fosco”, lo definisce il documento, soprattutto per un Paese ad altissima vocazione turistica.
Un caso esemplare è quello di Roma e del Lazio.

La capitale italiana è la tredicesima città più congestionata del mondo e ha 71 auto ogni 100 abitanti, contro le 32 di Madrid e le 45 di Parigi. Il 75% dei pendolari regionali gravitano verso Roma, mentre in Piemonte e in Veneto la percentuale di automobilisti diretti verso i rispettivi capoluoghi è del 52% e 17%. E nel 60% dei casi nell’abitacolo è presente il solo conducente. Se la situazione non è delle più ottimali , il prossimo futuro non sembra denotare margini di miglioramento, anzi. I tempi medi per andare al lavoro sono aumentati dai 29 minuti del 2001 ai 32 del 2011. Insomma, il panorama sta diventando ancora più nero.
Una luce in fondo al tunnel
I benefici del carsharing

Gli italiani però sembrano ancora legati all’idea di avere un’automobile di proprietà, concepita come status symbol. Secondo lo studio E-Mobility Revolution, infatti, solo il 17% ha usato servizi di car sharing singolo (come Car2Go), il 15% il car sharing condiviso (come BlaBlaCar) e appena il 7% il car pooling. Il fenomeno viene analizzato da un altro documento, “Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?”, realizzato ancora da Bain & Company in collaborazione con Aniasa (l’associazione nazionale dell’autonoleggio) e Toluna, società specializzata in ricerche di mercato. Dal quadro che emerge gli utenti italiani di servizi di mobilità condivisa hanno un approccio pragmatico, così come all’estero, ma sono poco fidelizzati e li usano saltuariamente. Inoltre sembra che li considerano un sostituto, non tanto dell’automobile di proprietà, ma del trasporto pubblico, quindi in aggiunta e non in sostituzione della propria autovettura.
Come fare progressi

